mercoledì 2 dicembre 2009

Famiglia: cos'è oggi?

Ognuno di noi ha, o almeno ha avuto, una famiglia e ognuno di noi ha con essa un rapporto, buono o cattivo che sia, che finisce per influenzare tutta la nostra esistenza in modo profondo quanto invisibile. Insomma è innegabile l’importanza della famiglia e forse proprio per questo è uno degli argomenti più dibattuti sotto tutti i punti di vista, sociale, personale, spirituale, politico ed economico. Si fa un gran parlare delle mutazioni del concetto di famiglia, della sua perdita di spessore e di capacità di farsi veicolo di valori ed educazione per le nuove generazioni, e non da ultimo di quale sia la sua vera natura e identità anche in ragione del numero dei suoi componenti ormai sempre più ristretto (siamo passati dalla famiglia patriarcale a quella nucleare). Ma sarebbe inutile, a mio avviso, considerare la famiglia come un qualcosa di immutabile, non soggetto a modifiche conseguenti al trascorrere delle epoche e dei costumi, e uguale per tutti in ogni angolo del mondo, al di là quindi delle differenze culturali e sociali.
In particolare in questa nostra attuale “epoca della tecnica”, come la definisce Umberto Galimberti, il concetto di famiglia cambia e si adegua ai tempi e alle mutate esigenze degli individui e della società, e così succede che la famiglia media, ossia la più frequente, si riduce nella sua estensione numerica e al tempo stesso si dilata nella sua dimensione temporale e nella sua permanenza come unica famiglia a cui apparteniamo. Che significa questo? Significa che le famiglie cosiddette numerose con padre, madre, almeno 4 figli e perché no anche un nonno o una zia nubile, che rappresentavano il tipo più frequente di nucleo familiare fino a pochi decenni fa, ora sono praticamente scomparse dalle casistiche e dalla quotidianità e anzi diventano un’eccezione. D’altra parte ci sono alcune caratteristiche nella vita di una famiglia che non cambiano con le epoche o le culture né col numero dei suoi membri, e che rimangono pressoché invariate nel tempo e nello spazio: sto parlando della fasi del ciclo di vita della famiglia, cioè di quelle tappe evolutive che seguono un preciso percorso fatto di conquiste e difficoltà da affrontare, di compiti evolutivi e scontri tra le generazioni, e che seguono la fisiologica sequenza di nascita-crescita-morte che caratterizza ogni organismo vivente. Perché la famiglia è, appunto, un organismo vivente.
Le tappe del ciclo vitale della famiglia si possono raggruppare in 4 grandi passaggi che permettono di comprendere e spiegare alcuni dei principali cambiamenti prevedibili cui la famiglia va incontro col passare del tempo. Le principali tappe sono: la formazione della coppia, la nascita del primo figlio, l’adolescenza e uscita del/i figlio/i, l’età anziana dei genitori con la formazione della nuova famiglia del figlio. Spesso il passaggio da una fase a quella successiva è difficoltoso e impegnativo per i membri della famiglia che si trovano ad affrontare sfide nuove alle quali non sono preparati e questi momenti di transizione possono creare non pochi turbamenti nella quotidianità delle persone.
Questi momenti di transizione si impongono quindi come una vera sfida per la famiglia e in fondo per l’intera società, un momento complesso ed impegnativo che richiede lo sforzo di tutti per raggiungere un nuovo e soddisfacente equilibrio: questi cambiamenti “fisiologici” per una famiglia sono fonte di stress e richiedono a tutti i suoi membri di attivarsi utilizzando le risorse disponibili. Ma cosa si intende per evento stressante? In realtà ogni evento anche piccolo o voluto, cioè magari pianificato e desiderato e non necessariamente un imprevisto, è fonte di stress nel senso che può provocare un cambiamento nel sistema familiare e nella sua organizzazione: la nascita di un figlio, un trasloco, la perdita del lavoro per un genitore, un momento di crisi nella coppia coniugale, il pensionamento di un genitore, l’accogliere in casa un nonno, fino agli eventi più dolorosi come la malattia o la perdita di un familiare. E diventano fonti di turbamento a livello familiare perché il cambiamento in uno dei membri influenza anche tutti gli altri e si ripercuote sull’intero clima familiare. Come un qualsiasi organismo vivente che per difendersi e sopravvivere attiva i propri anticorpi in caso di malattia o di un attacco da parte di un agente esterno, così la famiglia in quanto sistema organizzato si difende dalle tensioni della vita quotidiana e dagli eventi traumatici mettendo in campo le proprie capacità impostando i cosiddetti comportamenti di adattamento e di coping. A questo proposito si parla dell’attivazione di strategie di coping, intesi come nuovi stili di vita attivi e spontanei adottati dalle famiglie e/o dai singoli per far fronte a degli eventi che si presentano durante le varie fasi del ciclo di vita, per garantire l’adattamento all’ambiente.
La capacità di adattarsi al cambiamento è strettamente legata al grado di definizione dei ruoli familiari e alla loro flessibilità. Ciascuno di noi infatti ha un ruolo ben preciso all’interno della famiglia, e tale ruolo è legato sia all’età che al tipo di relazione che si instaura con gli altri componenti del gruppo familiare: saper riorganizzare le caratteristiche dei ruoli di ciascuno è il primo passo per superare le crisi e i cambiamenti (un bambino che nasce o un genitore che si separa e cambia domicilio comportano un cambio nel numero dei componenti della famiglia e quindi un cambio nella distribuzione dei ruoli interni). Ad ogni ruolo corrisponde poi una funzione nella costellazione delle dinamiche interne alla famiglia: la funzione materna ad esempio è quella dedicata alla cura, protezione e nutrimento dei piccoli con uno sguardo prevalentemente rivolto al “dentro” cioè alle relazioni tra le persone, mentre quella paterna consiste nello stabilire le regole, nel controllo, nel sostentamento e nel mantenere una costante e buona relazione con l’esterno, il “fuori” dalla famiglia, per preparare il percorso dei fihgli nel mondo e favorirne l’autonomia. Ognuno ha il proprio ruolo e svolge la propria funzione ma nel momento in cui un componente non è più disponibile (trasferimento, divorzio, morte) o non è più in grado di svolgere tale compito (malattia, lontananza fisica, problematiche e difficoltà personali) il sistema famiglia si deve riorganizzare al suo interno per garantire la continuità della funzione che è indispensabile, pena la disgregazione del nucleo familiare e una grave sofferenza per i suoi membri. Ecco quindi che gli equilibri si modificano, le distanze si fanno elastiche e le persone si devono riposizionare in questo sistema dotato di una organizzazione interna.
Chiaramente esiste una grande variabilità da questo punto di vista perché la capacità di attivare le proprie risorse non è uguale per tutte le famiglie sia per delle caratteristiche interne dei suoi componenti sia per la presenza o meno di fattori esterni che facilitano o ostacolano il processo di adattamento. Alcune famiglie sono quindi più vulnerabili di altre agli eventi stressanti o più svantaggiate dal contesto ambientale e di solidarietà sociale, e alcune hanno al proprio interno un minore potere rigenerativo, di ristabilirsi cioè e riequilibrarsi dopo uno scossone. In generale le “risorse” di una famiglia sono individuate oltre che nella adattabilità di cui sopra, anche nella forza della sua “coesione interna” e nella capacità di comunicazione tra i suoi membri, elementi questi fondamentali sia per garantire la continuità dei legami familiari e la conservazione del loro aspetto emotivo-affettivo, sia per modificare e riorganizzare gli equilibri interni nel rispetto dell’autonomia e dell’individualità del singolo. Capita che molte famiglie non abbiano buone risorse per fronteggiare lo stress, perché i suoi membri presentano difficoltà individuali di relazione o perché la rete sociale (parentela, vicinato, servizio sociale, associazioni, ecc) non è in grado di rispondere adeguatamente al bisogno di sostegno emotivo e a volte anche economico, alla necessità di informazioni e aiuto, e allora facilmente si sviluppano sentimenti di depressione e di inutilità che portano al blocco della famiglia che si sente impotente di fronte agli eventi.
Ma se il far parte di una famiglia comporta così tanto impegno e così tanti rischi, viene da chiedersi come mai esista ancora e come mai non sia stata sostituita da qualche altra forma di aggregazione tra le persone per garantire il nutrimento e il sostentamento economico? Probabilmente la risposta sta in quella componente fondamentale di ogni gruppo di persone che siano unite da legami forti, come quelli di consanguineità, che è il senso di appartenenza. Sentire e sapere di appartenere ad un gruppo/clan/famiglia è un bisogno primario dell’individuo al di là di ogni interferenza culturale o sociale, ed è imprescindibile. Come una forza invisibile ci tiene legati alla nostra famiglia d’origine che ci accompagna lungo tutta la vita con una presenza altrettanto invisibile ma nascosta dentro di noi, nei meandri della nostra personalità e nelle motivazioni più profonde delle nostre scelte. Non ci abbandona mai ma non è solo qualcosa di vincolante di cui farci carico, perché l’altra faccia della medaglia di questo senso di appartenenza è il suo rappresentare la nostra principale fonte di sicurezza: sapere da dove si arriva e chi era prima di noi, e ci ha generato, ci rassicura poiché ci fornisce un punto di partenza senza il quale non è pensabile nessun percorso di crescita. La nostra identità di uomini e di donne nasce dentro la cornice delle appartenenze che ci troviamo a vivere e sperimentare: appartenenza alla famiglia, al gruppo di amici, alla congregazione religiosa, alla nazione, al quartiere, alla squadra del cuore, al circolo, ecc. Non sapremmo chi siamo senza essere almeno una volta appartenuti ad una famiglia, qualunque forma essa abbia, alla pari del nostro codice genetico. La famiglia può essere nucleare, multi generazionale, allargata, ricomposta, monogenitoriale, multi etnica, e chissà quante altre definizioni ne darà la storia, ma rappresenta la matrice della personalità di ognuno, necessaria come le fondamenta per una casa, e abbastanza duttile da passare attraverso le epoche subendo modifiche e superando le crisi. Chi può farne a meno?

giovedì 19 novembre 2009

BENVENUTO...

Questo blog nasce dall'idea di poter offrire a chiunque uno spazio "privato" e non vincolante di dialogo e confronto su tutto ciò che riguarda i sentimenti, la vita quotidiana e il rapporto con gli altri dal punto di vista umano e psicologico. Spesso infatti è difficile trovare il tempo e il modo per fermarsi a riflettere ed ascoltare se stessi, per capire la ragione di un malessere o disagio, o per individuare l'origine di una situazione problematica e dolorosa che ci si trova a vivere. Al giorno d'oggi si corre sempre, si va di fretta in ogni posto, non si ha il tempo per prendersi cura di sè o per dedicarsi a chi ci sta accanto come magari si vorrebbe fare, e allora la nostra vita ci sembra un treno che corre e non fa fermate, e progressivamente ci ingiotte e ci lascia senza fiato.
Ma non possiamo bloccare le nostre emozioni, non possiamo trascurare i nostri sentimenti, non possiamo disconoscere le nostre esperienze e i nostri vissuti, perchè sono parte di noi e anche se non ci pensiamo tutti questi contenuti emotivi e personali agiscono nella nostra vita e le danno una direzione. Sta a noi a questo punto la decisione: prendere la vita e farla davvero "nostra" o lasciare che gli eventi la trasportino chissà dove.